Sono dovuta andare alle poste e il mio ragazzetto è venuto con me. Centocinquanta e più numeri zozzi prima che toccasse a quello che m’è capitato in mano. Ci siamo armati di pazienza e ci siamo messi seduti sulle scale fuori ad aspettare. Varia umanità passava davanti a noi. Mi sono ascoltata due o tre episodi di Paperino fatti di litigi con quel taccagno di zio paperone e scorni per colpa del troppo fortunato Gastone. Sapevate che oltre a lui e al cugino Paperoga esiste anche il cugino Smorfio? Ho prestato attenzione perché mi sono accorta di non poter chiedere che i figli mi ascoltino se con loro non lo faccio io per prima.
Finita la saga dei paperi spunta come cavoli a merenda una domanda “Mamma, ma tu sei sempre stata cristiana?” “No” ho dovuto rispondere. E siccome il mio bimbo ha voluto sapere mi sono messa a raccontargli di quello strano pomeriggio che, fuggendo da un prete in motorino, mi sono ritrovata poi in giro per la città a cercarne ostinatamente uno per confessarmi. L’incontro con mons. Berti:il mio caro mons. Berti. Elio rideva a crepapelle perché, in effetti, quel pomeriggio li il Signore con me è stato anche comico.
Tutto questo, sempre seduti sulle scale, sbirciando ogni tanto a che numeretto erano arrivati. Quando ne mancavano una ventina siamo entrati. Abbiamo scelto ognuno il nostro sportello e ci abbiamo scommesso. Facevamo il tifo. Se un numeretto saltava senza utente, il nostro tifo si faceva più forte. Sembravamo all’ippodromo e invece stavamo alle poste. Poco prima io mi ero sentita accovacciata in un pezzetto di paradiso
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