Wednesday, September 10, 2008

rosso


Andare da dalla zia in montagna è sempre stata una gioia, escludendo la parte finale del viaggio tutta curve che mi faceva puntualmente stare male senza che né annusare un mazzetto di il prezzemolo, né masticare una cicca, né stare sul sedile davanti e nemmeno cantare a squarciagola si siano mai rivelati rimedi efficaci. Ma quando si arrivava a casa di zia era una pacchia. Le giornate scorrevano lievi in passeggiate e giochi, c’era una stanzetta apposta per noi bambine dove intagliare legno e disegnare.
Tavolate immense, tutti seduti stretti stretti, aspettando che zia portasse in tavola leccornie. Ma prima, l’antipasto. Chiamava me, Anna e Cristina e ad ognuna dava un vassoio. Si scendevano le scale e si entrava in cantina. Spettacolo. Prosciutti, salami, lonze appese al soffitto. Il vino nella botte, le forme di formaggio coperte da una tovaglia , la latta delle olive in salamoia.
Lei era un’affettatrice vecchia ma ancora affilata e ben pulita con una manovella da girare. Rossa. Niente ho mai più visto maggiormente degno di lei di essere rosso, Ferrari incluse.

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